Il genere viburnum appartenente alla famiglia delle Caprifoliaceae e comprende circa duecento specie di arbusti di dimensioni varie, decidui o sempreverdi, originari dell'Asia e dell'Europa. Nel nostro paese crescono spontanei nei boschi di querce il viburnum opulus (palla di neve) ed il viburnum tinus.
Il nome ha origini antiche e precisamente latine. Deriva infatti dalla parola “viere”, verbo che significa “realizzare un intreccio”, e da “vovorna”, cioè “di zone selvatiche”.
La denominazione fa quindi riferimento alle peculiarità proposte da questa pianta molto diffusa, che presenta dei rami estremamente flessibili, eppure particolarmente resistenti. Nell'antichità, infatti, i rami venivano usati a mò di frusta. Una fiaba boèma racconta di un giovane di nome Lucindo che si mise in testa di diventare re e per questo lasciò la famiglia per seguire un mercante ebreo.
In un paese deserto nel quale capitò per caso con il compagno, Lucindo fu messo alla prova dagli spiriti dei defunti. Lui fu generoso e caritatevole e diede sepoltura ai corpi delle anime tormentate. Allora, sulla tomba ancora fresca, crebbe un cespuglio dai fiori bianchi ed un pettirosso fatato disse a Lucindo che quei fiori di viburno l'avrebbero reso invincibile.
Il giovane ne colse qualcuno e proseguì il cammino, finché non giunse in un regno che aveva perduto da poco il re ed era governato da dodici savi. Su quel Paese gravava però la minaccia di un terribile drago con dieci teste, al quale ogni anno andavano sacrificati dieci giovinetti.
Lucindo si offrì di andare ad affrontare il drago e, fiducioso nella sua invulnerabilità, per dieci volte decapitò la mostruosa creatura con il solo aiuto di un semplice bastone.
Il popolo lo acclamò con tutti gli onori e lo fece re. L'amico ebreo rimase al fianco di Lucindo come consigliere. Ed ogni decisione importante venne sempre presa dai due passeggiando in giardino: una rigogliosa macchia di viburni che in primavera fioriva di nuvole bianche ed in autunno si copriva di bacche vermiglie.