L'etimologia del nome solidago è controversa, ma in ogni caso fa riferimento alle proprietà medicamentose di varie specie di questo genere (conosciuta infatti fin dalle antichità per le sue proprietà curative) e potrebbe derivare dal latino “solido” il cui significato è consolidare, rinforzare e quindi anche guarire del tutto.
Il nome specifico “virgaurea”, che significa ramoscello d'oro, si riferisce all'altro nome spesso usato per questa specie “verga d'oro”, derivato dalla sua vistosa inflorescenza.
Il binomio scientifico attualmente accettato (solidago virgaurea) è stato proposto da Carl von Linné, nel 1753.
Il solidago appartiene alla famiglia delle Asteracee ed è originario del nord America, dell’Asia e dell’Europa.
E’ utilizzato per le bordure, nel giardino roccioso e, da qualche anno, anche come fiore reciso grazie ai programmi di miglioramento genetico che hanno consentito la costituzione di nuove varietà molto produttive con ottimo habitus vegetativo facili da programmare e con fiori dalle eccellenti qualità di conservazione.
E’ una pianta erbacea perenne, rustica, che può arrivare fino ad una altezza di 2 metri, ha fioriture a capolino, giallo vivo, riunite in pannocchie e foglie lanceolate con una leggera dentatura. E' una pianta di facile coltivazione.
Hanno l'esigenza di essere spiantate e ripiantate, quindi rinnovate, perché esauriscono molto velocemente le risorse contenute nel terreno.
I fiori contengono abbondanza di nettare (si tratta di considerazioni di massima, perché la quantità di nettare dipende da tantissimi fattori diversi) .
Il miele di solidago è prodotto sopratutto in estate nelle zone adiacenti i fiumi della pianura padana.
Si tratta di un miele delicato e non persistente. E’ un miele che cristallizza in modo compatto con grani medi, mangiatelo con i formaggi freschi è la morte sua.