Nome scientifico “bellis perennis” della famiglia delle Compositae.
Secondo la mitologia romana, la ninfa Belide fu trasformata nel piccolo fiore Bellis, per soddisfare la sua richiesta agli dei di aiutarla a sfuggire alle attenzioni non desiderate di Vertumno, dio dei boschi e delle stagioni, che l’aveva adocchiata ballare con le compagne sul ciglio della foresta.
Più facilmente, secondo i filologi moderni, il suo nome deriva dall'aggettivo “bellus” (bello, grazioso) con riferimento alla delicata freschezza di questo fiorellino. Mentre il nome specifico “perennis” fa riferimento al ciclo biologico di questa specie (perenne).
Gli inglesi le chiamano “english daisies”, o “margherite inglesi”.
Le pratoline (o margheritine o primavere), fanno parte di quel bel mondo che fu, che per anni avevamo infilato nel dimenticatoio e del quale invece siamo oggi sempre più assetati. In fondo l’impiego di alcuni fiorellini di campo, magari sotto forma di varietà coltivate, è qualche volta sufficiente per soddisfare anche i palati più raffinati.
Nasce spontanea in tutti i prati e pascoli del Continente, fatta eccezione per le isole Baleari e le Svalbard. Diffusissima in tutte le regioni italiane, questa erbacea perenne, solitamente non più alta di 15 centimetri, possiede un solo capolino, con bottone centrale giallo e petali (in realtà sono fiori ligulati) bianchi, ma spesso soffusi di rosa-rosso.
La fioritura dura da marzo all'autunno ma si può far fiorire la pratolina anche in inverno. Alcune varietà presentano capolini grandi semplici. Vengono coltivate oggi varietà a fiore doppio di colore bianco, rosa, cremisi, rosso, carminio e altre tonalità di rosso.
Anche in natura, gli ibridi e le varietà non si contano, tanto da facilitare enormemente il lavoro di chi invece si dedica alla costituzione di cultivar ornamentali. Con le umili ma graziosissime pratoline, è possibile decorare senza tanti fronzoli alcune aree del nostro giardino, utilizzando piante assolutamente rustiche e senza troppe esigenze.