L’Iperico è detto anche erba di San Giovanni perché anticamente durante la vigilia veniva raccolto e infilato sotto la camicia insieme con altre erbe per proteggersi dagli influssi delle streghe.
Strofinando i petali tra le dita, si ottiene un succo rossastro detto per il suo colore “sangue di San Giovanni”.
Nei tempi antichi e per tutto il Medioevo si credeva che l’iperico avesse il potere di mettere in fuga gli inviati del diavolo, da qui il nome popolare di “scacciadiavoli”. Inoltre si prescriveva nelle malattie mentali che si pensava fossero di origine maligna: si appendeva un mazzetto d’iperico alla porta delle case e si dormiva con un ramoscello sotto il cuscino per allontanare il malocchio. Era molto usato, inoltre, per la cura di ferite di armi da taglio e per questo chiamato “erba militare” tanto che ai tempi degli antichi greci, delle crociate ed anche in quelli dello zar di Russia il suo olio veniva dato in dotazione all’esercito.
Secondo una leggenda, l’iperico sarebbe nato dalle gocce del sangue di Prometeo che volle regalare agli uomini una scintilla del sole, il fuoco (Prometeo fu punito da Giove per la sua arroganza ad un supplizio che si ripeteva ogni giorno).
Ma il fuoco sacro di Prometeo, simbolo della luce della mente che ci consente di pre-vedere l’inverno e di pro-gettare un focolare è un dono “avvelenato” per gli uomini: infatti siamo gli unici, tra gli animali, a sapere di morire, a pre-vedere la nostra morte.
L’iperico è una pianta capace di curare omeopaticamente la “sindrome di Prometeo”, una superbia sconfinata unita alla quotidiana tortura della propria fine.
Questa pianta è stata considerata nei secoli passati una sorta di bacchetta magica contro ogni specie di male: guariva dai morsi dei serpenti, dagli attacchi di epilessia, dalle ustioni; veniva usata nella medicazione delle ferite sanguinanti.
Ai nostri giorni si può utilizzare l’iperico per guarire da ferite più interiori, per dare più luce solare al nostro centro vitale, per scacciare paure e depressioni. I suoi benefici effetti gli hanno dato l’appellativo di “prozac vegetale”.