L'edera era nell'antichità uno dei simboli di Dionisio.
Una delle tante leggende racconta che l'edera comparve subito dopo la nascita del dio per proteggerlo dal fuoco che bruciava il corpo della madre in seguito ad un fulmine lanciato da Zeus. Per questo motivo i tebani avevano consacrato questa pianta a Dioniso e la chiamavano “perikiosos” (avvolgitore di colonne).
Al di là dei vari miti che si narrano su questa pianta, è interessante chiedersi come mai l’edera sia stata associata alla vite, l'altra pianta sacra al dio Dioniso. Una spiegazione la fornisce W. F. Otto (storico delle religioni e filologo), affermando che mentre la vite durante la stagione invernale giace come morta per rinascere con la primavera e l'estate dando il suo “succo infuocato”, l'edera fiorisce in autunno dando i fiori in primavera. Inoltre mentre la vite ha bisogno di luce e calore, l'edera di ombra e di freddo per germogliare e fruttificare.
Tutto questo per rappresentare il dualismo di Dioniso: luce ed oscurità, freddo e calore, vita e morte.
Dioniso però era anche il dio dell'innocenza e della spensieratezza e all'edera, con la quale si cingeva il capo ed avvolgeva il suo bastone, veniva anche dato il significato di innocenza e innocuità.
Da questo probabilmente è derivata l'usanza di appendere o rappresentare le osterie con un tralcio di edera a rappresentare l'innocenza e la non dannosità del vino. Dioniso era considerato anche il dio del trasporto amoroso oltre che mistico per cui l'edera bene lo rappresenta. Infatti nel vocabolario amoroso l'edera rappresenta la passione che spinge gli amati ad avvolgersi l'uno all'altra come fa l'edera sui tronchi degli alberi. In India infatti questa pianta è considerata il simbolo della concupiscenza.
Un'altra credenza legata all'edera, nei paesi dell'Europa centrale e meridionale, è quella di usarla nei periodi natalizi assieme all'agrifoglio per adornare l'uscio delle case ed i camini per tenere lontani i folletti che durante tale periodo amavano fare scherzi.