Anche chiamato ceraso marino o albatro. Il suo nome botanico, “arbutus unedo” (tradotto “ne mangio uno solo”), gli venne dato da Plinio il Vecchio il quale non amava particolarmente il sapore dei suoi frutti.
Gli antichi romani ad ogni modo gli attribuivano poteri magici.
E Virgilio, all’interno dell’Eneide, racconta che sulle tombe dei propri cari, le popolazioni usavano depositare rami di corbezzolo.
I frutti del corbezzolo maturano nell'anno successivo rispetto alla fioritura che dà loro origine, in autunno. La pianta si trova quindi ad ospitare contemporaneamente fiori e frutti maturi, cosa che la rende particolarmente ornamentale, per la presenza sull'albero di tre vivaci colori: il rosso dei frutti, il bianco dei fiori ed il verde delle foglie.
Per questa caratteristica, nel risorgimento, il corbezzolo era considerato un simbolo del tricolore. E per questo motivo Giovanni Pascoli dedicò al corbezzolo una poesia da cui pare che il corbezzolo abbia ispirato la nostra bandiera.
La fioritura avviene in ottobre-novembre ed i suoi fiori sono ricchi di nettare, per questo motivo intensamente visitati dalle api, se il clima non è già diventato troppo freddo. Dai fiori di corbezzolo si ricava dunque l'ultimo miele della stagione, pregiato per il suo sapore particolare, amarognolo ed aromatico. Questo miele è prezioso anche perché non sempre le api sono ancora attive al momento della fioritura e dunque non in tutti gli anni è possibile produrlo.
Questa pianta, dall'aspetto gioioso, produce frutti dalla polpa carnosa e gialla, con un gusto dolce ed al contempo acidulo. Possono essere mangiati al naturale, con zucchero e limone, o sotto spirito, ma presentano anche tante altre varianti.
Questi frutti versatili possono infatti essere trasformati in confetture, gelatine, canditi, sciroppi, acquavite, infusi, vini e liquori, un uso molteplice e sorprendente.
I corbezzoli hanno proprietà antisettiche, antinfiammatorie, astringenti, diuretiche e depurative.