Acquario – elemento: Aria

Prima decade: 21 - 30 gennaio
Fiore: Reseda
Nel linguaggio dei fiori: Tenera amicizia
Pianeta: Venere
L’affettuosità e le tante premure sono le tue caratteristiche. Nella gamma dei rapporti umani, il preferito è l’amicizia, che ti coinvolge senza implicare vincoli soffocanti o impegnative promesse. Alle persone care dai comunque molto, dai tenerezza, complicità, e trasgressione quanto basta. Sei sempre lì quando c’è da condividere qualche emozione.

Seconda decade: 31 gennaio - 9 febbraio
Fiore: Mughetto
Nel linguaggio dei fiori: Equilibrio, pace
Pianeta: Mercurio
Più che coniuge o partner sai essere un ottimo amico e compagno di viaggio, ami l’avventura è non hai alcuna difficoltà a comunicare, purché non si tratti di questioni intime e personali. La timidezza e la svagatezza ti appartengono più di quanto non sembri, sei spesso inafferrabile.

Terza decade: 10 - 19 febbraio
Fiore: Mimosa
Nel linguaggio dei fiori: Indipendenza
Pianeta: Luna
Tu sei già il domani, il passato per te è un prezioso insegnante, ma è al futuro che guardi. Vivi male il presente, non ti adegui ai limiti della quotidianità ed anche la più bella storia d’amore, a contatto con la realtà di ogni giorno, finisce per apparirti banale e scontata.

Colore preferito:
 Pace ed ordine sono i valori a cui aspira l’era attuale, appunto quella dell’acquario. Il turchese simboleggia la pace della mente ed infonde serenità a tutti, soprattutto ai nati sotto questo segno.

Pesci – elemento: Acqua

Prima decade: 20 febbraio - 1 marzo
Fiore: Ginestra
Nel linguaggio dei fiori: Paura
Pianeta: Saturno
Testa tra le nuvole e cuore in cassaforte. Sempre disponibile per gli altri, sei un tesoro finché hai una protezione da coinvolgimenti troppo forti. Ma quando si va nel privato, subito ti tiri indietro, lasciando spesso chi ti corteggia a bocca aperta. Se non trovi l’
anima gemella, preferisci una dorata solitudine, ricca di valori umanitari ed esperienze spirituali profonde.

Seconda decade: 2 - 11 marzo
Fiore: Glicine
Nel linguaggio dei fiori: Generosità
Pianeta: Giove
Hai una personalità pervasa dal sentimento, tutta emozioni, sogni e palpiti di cuore. Hai una generosità illimitata, quando si tratta d’amore perdi il buon senso, dai sempre tutto, esagerando con allegra disinvoltura. Il guaio è che, invece di assecondarti, l’oggetto delle tue brame finisce per darsela a gambe. Creatività, spiritualità, grande amore per i viaggi.

Terza decade: 12 - 20 marzo
Fiore: Peonia
Nel linguaggio dei fiori: Timidezza, Pudore
Pianeta: Marte
Nei sentimenti convogli tutto il tuo ardore finché si tratta di sogni e di illusioni. I guai seri cominciano quando dall’immaginario si scende su un piano reale, dove ti ritrovi a fare i conti con timidezza e paure. Metti passione negli ideali e ti batti con foga per la giusta causa, col rischio di apparire come una persona fanatica.

Colore preferito: Al romantico e sognatore segno dominato da Nettuno, il pianeta del misticismo, si accordano il lilla e il verde pisello, oltre che il blu scuro, simbolo di spiritualità.

Pianta originaria del Messico e del sud America, la bouvardia, meglio nota come buvardia, della famiglia delle Rubiaceae, è particolarmente diffusa ed apprezzata per i suoi fiori molto profumati ed appariscenti. Il nome del genere deriva da Charles Bouvard (1572 - 1658), medico di Luigi XIII e sovrintendente del Jardin Royal di Parigi.
In alcuni stati del Messico la bouvardia terniflora è utilizzata come antidoto contro il veleno delle vipere, degli scorpioni, delle api, delle formiche e di altri insetti.
 
In medicina viene usata per curare tosse, dolori di stomaco e di testa.
L'estratto acquoso delle sue foglie si usa nel trattamento del diabete.
Sono dei piccoli arbusti sempreverde, a carattere cespuglioso, caratterizzati da fusti legnosi molto ramificati e sottili.
Le foglie sono di colore verde intenso, con i margini lisci, in alcune specie tomentose.
Ifiori sono tubulosi, in genere quasi sempre profumati, di colore diverso a seconda della specie e della varietà e riuniti a grappolo nella parte terminale dei rami.
La bouvardia ha periodi di fioritura variabile a seconda della specie, ma in genere dall'estate fino all'autunno inoltrato.
La bouvardia longiflora è la specie più diffusa. E’ caratterizzata da fusti molto ramificati e curvi, che portano foglie di un bel colore verde lucido. I fiori sono bianchi, profumati e riuniti in infiorescenze a grappolo.
Esistono numerose varietà tra le quali ricordiamo la bouvardia longiflora var. “mary”, con i fiori di colore rosa, la bouvardia longiflora var. “president Cleveland”, con i fiori di colore rosso vivo e molto profumati.
Essendo una pianta tropicale viene utilizzata come pianta d'appartamento, può essere coltivata all'esterno solo nelle regioni costiere dell'Italia meridionale.

Sia per i greci che per i latini, il fatto che i fiori si aprissero al mattino per richiudersi al tramonto, era considerato un simbolo di sottomissione e di dolore per la scomparsa del sole, questa credenza ha fatto si che la calendula sia stata associata nel corso dei secoli ai sentimenti di dolore, noia e pena.
Secondo la leggenda Adone, figlio di Mirra e Tia, venne cresciuto da Venere (Afrodite), poiché la madre (Mirra) era stata trasformata, dagli dei, in un albero, per punizione.
Venere, che vedeva il giovane crescere, rimaneva sempre più incantata dalla sua bellezza, tanto da suscitare le ire del marito, Marte, il quale decise di mandare contro al giovane un cinghiale, affinché lo ferisse mortalmente.
Adone venne ferito, ma Venere, per proteggerlo, lo fece nascondere all’interno di una cassa e lo affidò alle cure di Proserpina, la regina degli Inferi. Proserpina, però, incuriosita dal contenuto della cassa, decise un giorno di aprirla e, alla vista di Adone, s’innamorò anch’essa del bel giovane.
Qualche tempo dopo Venere chiese a Proserpina di restituirle la cassa, ma questa si rifiutò e Venere, irritata dal rifiuto, chiese aiuto a tutti gli dei dell’Olimpo.
Un giorno Zeus, stanco della disputa venutasi a creare tra le due dee, decise che il giovane Adone dovesse trascorrere una parte dell’anno con Venere, tra i vivi, e l’altra con Proserpina, tra i morti.
Nel momento del passaggio tra la morte e la vita, però, dalla ferita di Adone iniziò a fuoriuscire del sangue, che, toccando il terreno, fece crescere una pianta chiamata “adonis”, mentre dalle lacrime versate da Venere, nel momento in cui il giovane tornava negli inferi, si generò una pianta di calendula che, come Adone, sarebbe stata destinata a periodi di vita alternati a periodi di morte.
Nell’antica Grecia il dolore veniva rappresentato da un giovane che portava con sé una ghirlanda di calendule.

Il nome dice tutto, deriva dal greco “kalos” e significa “bellezza”.
L'origine della calla e del suo significato, affonda le radici nel mito e nelle storie delle divinità antiche.
Secondo un’antica leggenda greca, dal seno di Era, la divinità del matrimonio, fuoriuscirono alcune gocce di latte, alcune caddero sulla terra e da esse nacque la prima calla, altre furono spruzzate verso l’alto, finirono in cielo, dove formarono la Via Lattea. Per la cultura greca, quindi, la calla era un indiscusso simbolo di femminilità e prosperità.
Al contrario, invece, la tradizione popolare romana le attribuiva un significato decisamente erotico e sensuale, a causa dell'esuberante spadice che si trova al centro del fiore. La calla, quindi, era considerata simbolo fallico, emblema di mascolinità e di virilità.
Secondo un'antica leggenda, infatti, sarebbe stata Venere stessa a maledire il fiore, a causa della sua eccessiva bellezza. Come conseguenza di questa maledizione divina, si formò lo spadice centrale, così da renderla più brutta e sgraziata. 
Anche per la religione cristiana, la calla è simbolo di bellezza e perfezione, nonché di purezza. Molte sono le tradizioni popolari che riconducono il fiore alla figura della Vergine Maria, intesa come emblema di virtù.
Allo stesso modo, alcune leggende narrano di come siano state le lacrime di Eva, cacciata dal Paradiso Terrestre, a fare nascere il fiore.
La tradizione cristiana, però, è la prima ad associare il fiore al mondo dei defunti e dell'oltretomba, facendo diventare la calla significato di vita eterna. Soprattutto nella sua variante viola. Scolpita sulle lapidi commemorative, affrescate sulle pareti di chiese ed edifici religiosi, la calla diventa il fiore di chi ha lasciato prematuramente la vita.

Questa piccola e dolce pianta governata dal sole è una delle erbe officinali più conosciute, considerata fin dall’antichità per le sue potenti qualità terapeutiche.
L’importanza simbolica di questo fiore è conosciuta fin dalla notte dei tempi. Si è scoperto, infatti, che nell’imbottitura della mummia del faraone Ramses II erano presenti tracce del suo polline, probabilmente per propiziare ed infondere forza e calma nel viaggio di passaggio verso l’aldilà.
Da sempre è consigliata da naturalisti e medici. Dioscoride (I secolo d.C.) la raccomandava per le sue proprietà emmenagoghe (favorenti la mestruazione), confermate anche dalla fitoterapia moderna.
Le sue funzioni terapeutiche aiutano a rinforzare la muscolatura dell’utero. Questo è ciò che racconta il suo stesso nome (camomilla matricaria): “matricaria”, deriva da “matrix”, che significa “utero” e da “mater” cioè “madre”.
Il nome italiano di “camomilla” deriva dal tardo latino “chamomilla”, a sua volta adattamento dal greco: “khamaimelòn”, dall’avverbio “chamain”, “a terra” e per estensione “piccolo” o “nano” e da “melòn”, cioè “mela”. Dunque “piccola mela” per il profumo dei fiori simili a certi pomi di mela selvatica.
In lingua spagnola il significato tradotto è “manzanilla” cioè “melettina”.
La camomilla era ritenuta, dai giardinieri del passato, capace di sanare le altre piante sofferenti e più deboli. Era sufficiente che i suoi cespugli venissero collocati in prossimità degli arbusti e degli alberi malati per vedere già dopo poco tempo risultati soddisfacenti.
Al fiore di camomilla viene attribuito il significato di forza nelle avversità, probabilmente per le note proprietà rilassanti degli infusi a base dei suoi fiori. In Italia ne crescono spontaneamente molte varietà. I fiori sono ricchi di proprietà attive di carattere riposante e rilassante.

Bisogna fare un balzo indietro nel tempo, di circa quattro secoli, per rintracciare la data d’importazione della celosia in Europa, dalle lontane regioni calde dell'Asia. La prima specie ad essere introdotta sembra essere stata la celosia cristata, importata in Francia nell'anno 1557.
Il nome 
celosia è relativamente recente poiché, fino al XVIII secolo, queste piante furono quasi sempre chiamate amaranti. In realtà, i due generi amaranthus e celosia sono parecchio affini e differiscono tra loro solo per pochi caratteri quali, ad esempio, l'ermafroditismo dei fiori. La paternità del nome celosia sembra dover essere attribuita a Carl von Linné e la etimologia dovrebbe derivare dal greco keleos”che vuol dire ardente, fiammeggiante, per il colore delle infiorescenze.
La celosia argentea è la specie dalla quale sono derivate tutte le altre, è originaria dell' Asia Tropicale. È una pianta che raggiunge l'altezza di un metro circa, con delle foglie di colore scuro, ruvide e con evidenti nervature. Il suo nome si riferisce alla pianta selvatica dai fiori di colore bianco argenteo, da cui sono derivate due piante molto diverse:
- Celosia argentea cristata 
(considerata da diversi botanici come specie a se stante), pianta conosciuta come “cresta di gallo”, è la più conosciuta e diffusa con fiori di colore rosso carminio o gialli, riuniti in infiorescenze a spiga, larghe 10-12 centimetri, il cui fusto è spesso carnoso e con le foglie di colore verde brillante.
La pianta assume nomi diversi a seconda dei diversi paesi: in Messico è chiamata “flor de terciopelo”: fiore di velluto.
In Nigeria (ed in tutta l'Africa occidentale) è conosciuta come “soko yokoto”: fai tuo marito grasso e felice.
- Celosia argentea plumosa(considerata da molti botanici come una specie a se), conosciuta come amaranto piumoso, originaria dell'Asia tropicale, alta non più di 40 centimetri, molto ramificata, con i fusti carnosi, foglie ovali e fiori riuniti in infiorescenze a spiga di vari colori a seconda della varietà. I fiori di questa specie vengono spesso essiccati e conservati in quanto mantengono il loro colore per diverso tempo
.

Il fiore di ciliegio, delicato e fragile, ma allo stesso tempo tenace nella sua perfezione, rappresenta la bellezza e la caducità degli uomini al mondo.
Il ciclo vitale del fiore di ciliegio è dunque quello delle persone stesse: si nasce, si vive nello splendore e poi si lascia l'albero per morire e riconciliarsi pacificamente con il suolo, ossia il luogo da cui proveniamo.
Il fiore di ciliegio, o “sakura” nella lingua giapponese, richiama nella sua simbologia l'intera filosofia giapponese legata alla cultura della pazienza, del rispetto della natura e della pace interiore.
L'Hanami non è infatti una celebrazione dai toni tristi (vista appunto l'osservazione della caduta dei fiori), ma un momento di grande festa per i giapponesi.
Questi ne approfittano infatti per fare dei pic-nic con amici e parenti sedendosi sotto gli alberi di ciliegio e stendendo sotto di essi una coperta di plastica azzurra, volta a raccogliere i fiori caduti.
Aprile è infatti un momento molto importante soprattutto per i giovani, perché la fine della scuola simboleggia per molti l'entrata nel mondo adulto, quindi l'inizio di una nuova vita.
Nella cultura tradizionale giapponese il fiore di ciliegio occupa un posto d’onore, tanto da essere divenuto fiore nazionale. Si narra che il colore dei fiori del ciliegio in origine fosse candido ma che, a seguito dell’ordine di un imperatore, di far seppellire i samurai caduti in battaglia sotto gli alberi di ciliegio, i petali divennero rosa, per aver assorbito il sangue di quei nobili guerrieri.
In Giappone l’immagine dei fiori di ciliegio è molto diffusa, in campo culturale e negli oggetti quotidiani (kimono, arredamento, suppellettili, cancelleria). I fiori vengono anche essiccati per essere preparati in tisane calde, per le occasioni speciali. Ovviamente i giardini giapponesi abbondano di questi fiori meravigliosi e magici.
Cosa aspettate? Piantate il suo albero nel vostro giardino, la fortuna sarà dalla vostra parte!

Anche chiamato ceraso marino o albatro. Il suo nome botanico, “arbutus unedo” (tradotto “ne mangio uno solo”), gli venne dato da Plinio il Vecchio il quale non amava particolarmente il sapore dei suoi frutti.
Gli antichi romani ad ogni modo gli attribuivano poteri magici.
E Virgilio, all’interno dell’Eneide, racconta che sulle tombe dei propri cari, le popolazioni usavano depositare rami di corbezzolo.
I frutti del corbezzolo maturano nell'anno successivo rispetto alla fioritura che dà loro origine, in autunno. La pianta si trova quindi ad ospitare contemporaneamente fiori e frutti maturi, cosa che la rende particolarmente ornamentale, per la presenza sull'albero di tre vivaci colori: il rosso dei frutti, il bianco dei fiori ed il verde delle foglie.
Per questa caratteristica, nel risorgimento, il corbezzolo era considerato un simbolo del tricolore. E per questo motivo Giovanni Pascoli dedicò al corbezzolo una poesia da cui pare che il corbezzolo abbia ispirato la nostra bandiera.
La fioritura avviene in ottobre-novembre ed i suoi fiori sono ricchi di nettare, per questo motivo intensamente visitati dalle api, se il clima non è già diventato troppo freddo. Dai fiori di corbezzolo si ricava dunque l'ultimo miele della stagione, pregiato per il suo sapore particolare, amarognolo ed aromatico. Questo miele è prezioso anche perché non sempre le api sono ancora attive al momento della fioritura e dunque non in tutti gli anni è possibile produrlo.
Questa pianta, dall'aspetto gioioso, produce frutti dalla polpa carnosa e gialla, con un gusto dolce ed al contempo acidulo. Possono essere mangiati al naturale, con zucchero e limone, o sotto spirito, ma presentano anche tante altre varianti.
Questi frutti versatili possono infatti essere trasformati in confetture, gelatine, canditi, sciroppi, acquavite, infusi, vini e liquori, un uso molteplice e sorprendente.

I corbezzoli hanno proprietà antisettiche, antinfiammatorie, astringenti, diuretiche e depurative. 

Dal greco “kráspedon”, che significa frangia, per i suoi fiori a forma di frangia.
Nativa della Nuova Zelanda, Australia e Tasmania, precisamente del sud est di North Island, della famiglia delle Asteraceae, è stata coltivata negli Stati Uniti come fiore da giardino dal 1988.
La craspedia globosa attrae per la sua forma sferica densamente pelosa, dallo scapo floreale che porta una sola infiorescenza, globosa, con un diametro di circa 2,5 centimetri, composti da singoli fiorellini seduti in cima ad ogni singolo stelo. Le foglie sono lunghe circa 12 centimetri di lunghezza e coperte di peli bianchi. Resistente al caldo ed alla siccità.
Non è difficile reperire la craspedia, questi fiori hanno una durata di vita particolarmente lunga, e sono facili da essiccare per la produzione di composizioni secche.
I fiori di craspedia sono nati per stupire e portare vita ed allegria alle raffinate forme dei bouquet, una sferzata di novità condite con le ampie forme della scelta floreale, per creare la base del nostro bouquet.

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